| Il Brachetto è un vitigno che nasce e cresce in una zona famosa anche per le sue acque. Acqui, città di oltre ventimila abitanti in provincia di Alessandria è sempre stata conosciuta per le sue acque termali le "Aquae Statielle" dei Romani. Ma sempre dal tempo dei Romani Acqui era già famosa anche per i suoi vini, vista la posizione vocata, ai margini delle colline dell' Alto Monferrato. Un "territorio" che si avvale dell'accoppiata vincente Dolcetto d'Acqui e Brachetto d'Acqui. Vediamolo: ha la luce del rubino, i profumi della rosa e della viola fresca , del rnuschio e del tabacco nella versione passita. E’ delicato, dolce e aromatico quanto basta. Anche se il Brachetto è scarno di cenni storici, è stato assai apprezzato nell'Ottocento e poi, per cambiamenti di costume, è stato tenuto nel cassetto, perché la moda richiedeva il bianco ultrasecco ,il brut, da bersi anche a sproposito. E stava forse per scomparire per il mutare delle abitudini e per la sua difficoltà di coltivazione, finendo addirittura in uvaggio con altri rossi. Prima del riconoscimento Doc dei 1969 (la Docg è del 1996), era considerato il classico "spumantino" rosso rustico, servito a fine pasto mentre si degustavano le classiche ciambelle infornate in casa. Era considerato il vino delle donne per eccellenza: infatti nella media borghesia rurale piemontese era l'uso, negli afosi e pomeriggi domenicali estivi, ricevere in casa signore, ed il vino che veniva offerto in quelle occasioni era appunto il poco alcolico Brachetto. Ma ora qualche nota su questo vitigno nostrano: La produzione è regolare, ma non abbondante, germoglia precocemente, di solito nella prima metà di aprile: la fioritura avviene a fine maggio e l'invaiatura, cioè il mutamento dell' acino dal verde al rosso, nella prima decade di agosto. La maturazione avviene nella seconda quindicina di settembre. Sono circa ventotto i comuni interessati alla produzione di questo vino, che si presenta in commercio in due versioni: il tipo a "tappo raso", leggermente mosso, meno di un'atmosfera di pressione, e quello spumantizzato in autoclave con il metodo Charmat, con tappo a fungo. La tecnica di trasformazione dell'uva in vino deve essere rigorosa: spremitura soffice e una leggera macerazione per ottenere il colore rubino scarico: dalle 12 alle 36 ore a seconda della vendemmia e della "mano" del produttore. E’ una DOCG che riscuote un gran successo soprattutto tra i giovani, ora andiamo ad analizzare quelli che quest’anno sono risultati i migliori secondo la valutazione dell’associazione italiana sommelier.
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